Secondo un recente articolo pubblicato da Il Giorno, solo sulle autostrade lombarde sono passate 20 milioni di tonnellate di merci pericolose. Ma di che tipo di prodotti stiamo parlando? Per dare una risposta a questa domanda dobbiamo passare per la normativa ADR, un accordo europeo siglato a Ginevra oltre 60 anni fa.
La ragione è molto semplice: si definiscono merci pericolose tutti quei prodotti appartenenti ad una delle nove classi di pericolo comprese e descritte all’interno del regolamento. Questo non si limita solamente a classificare i prodotti a rischio, ma introduce tutta una serie di norme che regolano il loro trasporto su strada.
Nessun aspetto viene lasciato al caso: si parte dal confezionamento delle merci, fino ad arrivare alla marcatura e all’etichettatura dei colli, passando per placcatura di container e veicoli e per l’equipaggiamento corretto per ogni autista e mezzo di trasporto.
Eurostat, fornisce un quadro molto chiaro delle merci che sempre più spesso percorrono le autostrade italiane: al primo posto troviamo i prodotti appartenenti alla classe di pericolo 3, ovvero i liquidi infiammabili; al secondo posto ci sono i prodotti di classe 2, ossia gas (infiammabili e non, tossici e atossici).
La medaglia di bronzo viene conquistata dalla classe 8 che comprende le materie corrosive mentre, al quarto posto, troviamo materie e oggetti pericolosi o non pericolosi ma che devono essere spediti in regime ADR. diversi appartenenti alla classe 9. Potremmo dire che le merci più trasportate concretamente sono carburanti vari - come benzina, gasolio e GPL - pitture, vernici, solventi ma anche rifiuti pericolosi.
Quando si trattano prodotti così potenzialmente dannosi non solo per l’ambiente ma anche per l’essere umano è necessario prestare la massima attenzione. Spesso si sente parlare di incidenti che coinvolgono trasporti di merci pericolose potenzialmente causati da inadeguatezza dei prodotti di imballaggio oppure da problemi legati alla sicurezza del veicolo trascurati.
L’obiettivo principale della normativa ADR è quello di circoscrivere i rischi e i danni, per questa ragione a fronte di violazioni del regolamento sono previste numerose sanzioni: vediamo qualche esempio significativo.
Ogni autista di veicoli adibiti al trasporto merci pericolose, salvo casi particolari, dev’essere in possesso del patentino ADR: in caso di guida senza questo CFP si rischia una multa da 400,00€ a 1602,00€ senza contare il fermo amministrativo del veicolo fino ad un massimo di due mesi.
In caso di un trasporto ADR senza le relative autorizzazioni (Art. 168 c. 8) può portare alla sospensione dai due ai sei mesi della patente e della carta di circolazione, più una sanzione pecuniaria per un valore compreso tra i 2.006€ e 8.025€. Per i veicoli sprovvisti di equipaggiamento del veicolo o personale, oppure con degli equipaggiamenti scaduti, inoltre, è prevista una multa molto salata tra 406€ e 1.632€ in aggiunta alla decurtazione da 2 a 10 punti sulla patente.
Possiamo dunque affermare che, almeno a livello normativo, l’Italia offre dei regolamenti completi e ben articolati in linea con le disposizioni europee in riferimento ai controlli. Purtroppo, però, sempre dallo stesso articolo de Il Giorno emerge che i controlli non sono sufficienti e che per questa ragione le infrazioni sono molto frequenti e poco punite.
È quindi tutto perduto? No, ci sono diversi progetti iniziati molti anni fa e attualmente ancora in corso per migliorare la sicurezza sulle nostre strade. Un esempio è Responsible Care, programma volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica mondiale che si occupa di aiutare le aziende chimiche a migliorare il trasporto, lo stoccaggio e la gestione dei loro prodotti.
Sempre all’interno del settore chimico abbiamo il Servizio SET nato da un Protocollo d'Intesa tra Presidenza del Consiglio, Dipartimento Protezione Civile, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Protezione Civile e Servizi Antincendi e Federchimica. Si occupa di offrire soluzioni operative in caso di incidenti durante trasporti stradali e ferroviari sul territorio italiano.
Inoltre, il Ministero dei Trasporti ha avviato una serie di progetti per migliorare il supporto alla gestione di prodotti a rischio come il Progetto TRAMP: Sistema Integrato di Gestione e Controllo per il TRAsporto Merci Pericolose. Questo si inserisce all’interno di un piano molto più ampio e ambizioso: il Progetto Galileo. In pratica si tratta di utilizzare le tecnologie satellitari per monitorare e controllare i veicoli adibiti al trasporto di questi prodotti.
Quest’ultimo progetto ci apre una nuova strada: è necessario adottare nuovi strumenti e tecnologie per poter garantire la sicurezza durante ogni fase della gestione di queste particolari tipologie di prodotto. Ricorda, non c’è in gioco solo la salute delle persone, ma anche il benessere del mondo che ti circonda.