Lo smaltimento dei rifiuti è sempre stata una questione spinosa, soprattutto in Italia, basti pensare all’emergenza, che negli ultimi anni ha letteralmente messo in ginocchio intere città. Ma non solo. In tutta la Penisola, infatti, sono migliaia i luoghi dove uno scorretto smaltimento dei rifiuti ha provocato danni all’ambiente e alla salute umana. È il caso, ad esempio, dell’amianto nel Monferrato o della Terra dei Fuochi in Campania.
La presenza di discariche abusive, i roghi dei rifiuti in prossimità dei centri abitati e altri svariati fattori sono le cause della devastazione di intere aree, che ha portato a un sensibile aumento del rischio di contrarre patologie, anche gravi.
Un quadro davvero preoccupante, tanto che è stato necessario intervenire a livello legislativo. Oggi, finalmente, è diventata legge anche in Italia la nuova classificazione europea dei rifiuti. Prima di analizzare il contenuto del recente decreto legge, tuttavia, è bene conoscere esattamente la natura di questo genere di rifiuti, in modo da distinguerli con precisione dalle altre tipologia e accrescere la consapevolezza del pubblico circa l’importanza di un corretto smaltimento.
In base alle direttive del Ministero dell’Ambiente, i rifiuti vengono classificati in due macro-categorie:
Ognuna delle quali si divide a propria volta in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
Dal momento che in questa sede ciò che ci interessa è la classificazione dei rifiuti pericolosi, spenderemo giusto due parole sulla distinzione tra rifiuti urbani e rifiuti speciali. Sostanzialmente, nella prima categoria rientrano i rifiuti domestici, i rifiuti giacenti sulle strade pubbliche e i rifiuti vegetali delle aree verdi, pubbliche e private. Nell’insieme dei rifiuti speciali, invece, sono inclusi tutti i rifiuti prodotti da attività commerciali e industriali, i macchinari obsoleti e deteriorati, i rifiuti sanitari, i veicoli a motore da rottamare e i loro componenti, e i fanghi prodotti a seguito della depurazione delle acque.
I rifiuti pericolosi urbani sono quei rifiuti che, pur prodotti a livello civile, contengono sostanze pericolose, come ad esempio i medicinali scaduti o le pile. I rifiuti speciali pericolosi, invece, sono i rifiuti generati dalle attività produttive, quali oli esauriti, rifiuti derivanti dalla produzione conciaria e tessile, dalla raffinazione del petrolio, dalla ricerca medica e veterinaria e così via.
Ora che abbiamo un quadro più preciso sui tipi di rifiuti, cerchiamo di capirne di più sulla loro classificazione.
Il codice C.E.R (Codice Europeo Rifiuti) è il principale strumento di classificazione dei rifiuti. È composto da 6 cifre: la prima coppia ne definisce la provenienza, la seconda coppia il processo dell’attività generatrice e la terza ed ultima coppia il tipo di rifiuto generato.
I codici CER che identificano i rifiuti pericolosi sono seguiti da un * dopo l’ultima coppia rappresentate il rifiuto generato. Esistono, tuttavia, casi in cui due codici individuano lo stesso rifiuto, classificandolo l’uno come non pericoloso e l’altro come pericoloso. In queste situazioni si è in presenza di codici specchio e per classificare correttamente il rifiuto occorre stabilirne l’origine ed effettuare l’analisi chimica.
In questo caso i codici CER si differenziano di una sola unità nell’ultima cifra finale e il codice CER rappresentate il rifiuto pericoloso sarà seguito anche dall’*. Un esempio pratico è il caso dello smaltimento di stracci. Se si smaltiscono stracci contenenti residui di sostanze pericolose il codice CER da utilizzare sarà il 150202*, mentre nel caso di stracci contenenti polvere, come quelli utilizzati per pulire, il codice CER da assegnare sarà il 150202.
Ciò che determina la pericolosità di un rifiuto è la presenza, al suo interno di sostanze pericolose, ossia sostanze che possono arrecare danno all’ambiente e alla salute umana. Una sostanza deve essere classificata come pericolosa ai sensi del Regolamento 1357/2014. I rifiuti pericolosi dovranno essere adeguatamente etichettati. Quando ci si appresta a spedire rifiuti pericolosi per il trasporto o meglio, rifiuti assimilabili all'ADR, bisognerà integrare l’etichettatura con i marchi e le etichette richiesti dal regolamento per il trasporto di merci pericolose via strada ADR.