I rifiuti pericolosi sono quei rifiuti urbani (cioè prodotti da privati) oppure speciali (cioè prodotti da attività commerciali e industriali) che contengono sostanze pericolose potenzialmente nocive per l’uomo e per l’ambiente. Va da sé che una corretta gestione di questo tipo di rifiuti non solo deve essere regolamentata per legge, ma, idealmente, dovrebbe migliorare costantemente, per garantire una maggiore sicurezza in termini di impatto ambientale.
Per raggiungere questo obiettivo, è opportuno raccogliere periodicamente dati e informazioni in proposito. Ed è proprio questo il compito dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che ogni anno redige un Rapporto Rifiuti Speciali, per offrire una panoramica circa la situazione italiana riguardo alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi.
Il rapporto è frutto della collaborazione tra l’ISPRA e le Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente, che condividono dati e ricerche al fine di essere di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati in merito al tema della gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare a quelli contenenti sostanze pericolose.
I dati dell’edizione 2017 si riferiscono all’anno 2015 e sono stati raccolti sulla base delle dichiarazioni presentate durante l’anno 2016 dai produttori di rifiuti, ai sensi del decreto legislativo n.152 del 2006.
I settori che hanno prodotto la maggioranza dei rifiuti speciali del 2015 sono stati:
Nello specifico, per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, le proporzioni, in termini di contributo alla produzione, sono state le seguenti:
Per quanto riguarda la ripartizione geografica, la maggior parte della produzione di rifiuti che contengono sostanze pericolose (57,6%) si concentra nel Nord Italia, seguita dal Sud (23,9%) e dal Centro (18,5%).
In base alle informazioni contenute nel rapporto ISPRA, la maggioranza dei rifiuti riciclati è costituita da metalli o composti metallici, mentre il resto è stato gestito in questo modo:
Un aspetto molto importante relativo alla gestione dei rifiuti consiste nel recupero energetico. Siamo abituati a questa idea per via della raccolta differenziata, che ci riguarda da vicino essendo una pratica quotidiana. Non tutti sanno però che non solo i rifiuti urbani ma anche quelli speciali possono essere recuperati a scopi energetici.
Una parte dei rifiuti contenenti sostanze pericolose prodotti durante il 2015 (per la precisione il 4,7% del totale) è stata recuperata per produrre energia, con un incremento del 27,7% rispetto al 2014.
Le tipologie di rifiuti pericolosi che sono stati avviati a recupero di energia sono:
La “questione amianto” è sempre stata molto spinosa: se fino agli anni ’70 del secolo scorso questo materiale era diffusamente utilizzato nell’edilizia, da quando si è scoperta la sua azione nociva sulla salute umana e sull’ambiente il problema del suo smaltimento è diventato prioritario.
Molte costruzioni, civili e commerciali, hanno dovuto essere bonificate e, di conseguenza, è stato prodotto un crescente numero di rifiuti. Per quanto riguarda l’Italia, per la maggior parte dei rifiuti contenenti amianto (prodotti soprattutto nel Centro-Nord) viene smaltita in discarica; il restante quantitativo viene sottoposto a trattamento chimico-fisico e una notevole quantità (circa 145.000 tonnellate l’anno) viene esportata in Germania.
Da quanto emerge dal rapporto ISPRA, l’Italia tiene il passo con il resto d’Europa in merito alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti, segno che nel Belpaese sta crescendo la sensibilità e la consapevolezza da parte dell’opinione pubblica su un tema, quello dei rifiuti, di interesse collettivo. Un’efficace gestione dei rifiuti, infatti, significa avere un ambiente più pulito e salvaguardare la salute nostra e delle generazioni future.