Cominciamo con un po’ di storia. Dal secondo dopoguerra, l’esigenza di regolamentare il trasporto delle merci pericolose è diventata una vera e propria necessità: non solo perché gli orrori della guerra avevano contribuito allo sviluppo di una coscienza ambientale tra i cittadini, ma anche perché il bisogno di far ripartire l’economia dopo lo stop bellico richiedeva una regolamentazione specifica in materia.
L’ADR, acronimo di Accordo Europeo per il Trasporto su Strada di Merci Pericolose, è un accordo stipulato nel 1957 a Ginevra a cui hanno aderito tutti i Paesi europei (e alcuni extra europei) e che disciplina il trasporto su strada delle merci pericolose. Per interpretare correttamente la normativa, e garantire così la massima sicurezza nel trasporto di merci contenenti sostanze potenzialmente pericolose, è opportuno analizzarne alcuni aspetti fondamentali. Per amore di sintesi, abbiamo deciso di proporne solo tre, che racchiudono i punti essenziali della normativa.
L’ADR coinvolge tutte le figure che partecipano alla gestione del ciclo di vita di un rifiuto pericoloso. Tuttavia, i principali operatori a cui la normativa si rivolge possono essere ricondotti a quattro:
Lo speditore può coincidere con lo stesso produttore dei rifiuti. I suoi oneri riguardano la corretta classificazione dei rifiuti in modo che siano pronti per il trasporto conformemente alla normativa ADR. L’imballatore e il trasportatore, dal canto loro, sono tenuti a verificare che i colli siano adeguatamente contrassegnati in base alle direttive enunciate nell’accordo e che siano stati utilizzati imballaggi conformi e corretti. Da ultimo, il destinatario (che può essere la ditta incaricata allo smaltimento o al recupero dei rifiuti) ha l’obbligo di non differire senza motivi imperativi, l’accettazione della merce e di verificare, dopo lo scarico, che le prescrizioni dell’ADR che a lui si riferiscono siano rispettate.
Trasportare le merci pericolose non è cosa da poco: un banale incidente e si può causare un gravissimo danno per l’uomo e per l’ambiente. Per questo la normativa specifica non solo i tipi di etichette e marchi da applicare sugli imballaggi ma anche anche gli imballaggi stessi ed eventuali esenzioni. Consideriamo i diversi casi:
Questo è un aspetto fondamentale dell’ADR. Anzi, è il cuore stesso della normativa. La classificazione si basa su due parametri principali:
La combinazione di queste due informazioni, consente di trovare le giuste istruzioni per il corretto confezionamento della merce. Queste istruzioni si trovano nella Tabella A del capitolo 3.2 ADR, chiamata anche lista delle merci pericolose. Ogni riga della Tabella A si riferisce ad un preciso numero ONU e P.G. (gruppo di imballaggio). Ma qui siamo già ad uno stadio avanzato. Prima di avere il numero ONU, salvo casi particolari in cui è semplice poterlo identificare, è necessario eseguire delle analisi e, grazie ai risultati, sarà poi possibile ricavarlo.
La classificazione dei rifiuti pericolosi per il trasporto ADR deve essere effettuata dallo speditore, ma il caricatore e il trasportatore hanno l’obbligo di verificare, ciascuno secondo le proprie competenze, che la procedura sia stata eseguita correttamente e che tutta la filiera sia stata eseguita nel modo corretto.