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Le 3 cose da sapere sul trasporto ADR dei rifiuti pericolosi

Data pubblicazione 08/03/2018

Cominciamo con un po’ di storia. Dal secondo dopoguerra, l’esigenza di regolamentare il trasporto delle merci pericolose è diventata una vera e propria necessità: non solo perché gli orrori della guerra avevano contribuito allo sviluppo di una coscienza ambientale tra i cittadini, ma anche perché il bisogno di far ripartire l’economia dopo lo stop bellico richiedeva una regolamentazione specifica in materia.

L’ADR, acronimo di Accordo Europeo per il Trasporto su Strada di Merci Pericolose, è un accordo stipulato nel 1957 a Ginevra a cui hanno aderito tutti i Paesi europei (e alcuni extra europei) e che disciplina il trasporto su strada delle merci pericolose. Per interpretare correttamente la normativa, e garantire così la massima sicurezza nel trasporto di merci contenenti sostanze potenzialmente pericolose, è opportuno analizzarne alcuni aspetti fondamentali. Per amore di sintesi, abbiamo deciso di proporne solo tre, che racchiudono i punti essenziali della normativa.

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1. A chi si rivolge l’ADR

L’ADR coinvolge tutte le figure che partecipano alla gestione del ciclo di vita di un rifiuto pericoloso. Tuttavia, i principali operatori a cui la normativa si rivolge possono essere ricondotti a quattro:

  • Lo speditore
  • L’imballatore/caricatore
  • Il trasportatore
  • Il destinatario

Lo speditore può coincidere con lo stesso produttore dei rifiuti. I suoi oneri riguardano la corretta classificazione dei rifiuti in modo che siano pronti per il trasporto conformemente alla normativa ADR. L’imballatore e il trasportatore, dal canto loro, sono tenuti a verificare che i colli siano adeguatamente contrassegnati in base alle direttive enunciate nell’accordo e che siano stati utilizzati imballaggi conformi e corretti. Da ultimo, il destinatario (che può essere la ditta incaricata allo smaltimento o al recupero dei rifiuti) ha l’obbligo di non differire senza motivi imperativi, l’accettazione della merce e di verificare, dopo lo scarico, che le prescrizioni dell’ADR che a lui si riferiscono siano rispettate.

2. Le tipologie di trasporto secondo l’ADR

Trasportare le merci pericolose non è cosa da poco: un banale incidente e si può causare un gravissimo danno per l’uomo e per l’ambiente. Per questo la normativa specifica non solo i tipi di etichette e marchi da applicare sugli imballaggi ma anche anche gli imballaggi stessi ed eventuali esenzioni. Consideriamo i diversi casi:

  • Esenzione per Quantità Limitata. In questo caso, il rifiuto deve essere trasportato all’interno di un idoneo imballaggio conforme al capitolo 6.1.4, sul quale viene apposto uno specifico marchio e nel Formulario da compilare dev’essere contrassegnata la dicitura “Si’” alla voce “ADR”. L’unità di trasporto deve essere opportunamente marcata, tranne il caso in cui la massa lorda totale dei colli contenenti merci pericolose imballate in quantità limitate non supera 8 t per unità di trasporto ed esse sono le uniche merci pericolose presenti sul mezzo;
  • Esenzione per Quantità Limitata per unità di trasporto. Per utilizzare questo tipo di esenzione è necessario che vengano rispettati i quantitativi massimi di merce trasportabile per unità di trasporto così come definito del capitolo 1.1.3.6 ADR. Le disposizioni riguardanti questo tipo di esenzione prevedono:
  1. Imballaggio idoneo e omologato ONU
  2. Marcatura ed etichettatura dei colli
  3. Documento di trasporto ADR o FIR opportunamente integrato
  4. Indicazione “SI’” alla voce “ADR” sul Formulario
  5. Presenza di un estintore di almeno 2 Kg all’interno del veicolo deputato al trasporto
  • Trasporto in completo regime ADR. Questa situazione è analoga a quelle viste in precedenza, ma le disposizioni di sicurezza sono ancora maggiori, dal momento che non si tratta di applicare esenzioni dovute al trasporto di quantità limitate di rifiuti pericolosi. Rispetto al caso precedente, il trasporto in completo regime ADR integra le seguenti disposizioni:
  1. Obbligo del patentino ADR per il conducente del veicolo
  2. Istruzioni scritte per l’equipaggio
  3. Segnalazione dell’unità di trasporto
  4. Presenza di almeno due estintori a bordo del veicolo
  5. Equipaggiamento ADR

3. La classificazione

Questo è un aspetto fondamentale dell’ADR. Anzi, è il cuore stesso della normativa. La classificazione si basa su due parametri principali:

  • Il numero ONU, che identifica una determinata merce pericolosa
  • Il gruppo di imballaggio, che definisce il grado di pericolosità di una data merce (esempio: gruppo di imballaggio I, materie molto pericolose)

La combinazione di queste due informazioni, consente di trovare le giuste istruzioni per il corretto confezionamento della merce. Queste istruzioni si trovano nella Tabella A del capitolo 3.2 ADR, chiamata anche lista delle merci pericolose. Ogni riga della Tabella A si riferisce ad un preciso numero ONU e P.G. (gruppo di imballaggio). Ma qui siamo già ad uno stadio avanzato. Prima di avere il numero ONU, salvo casi particolari in cui è semplice poterlo identificare, è necessario eseguire delle analisi e, grazie ai risultati, sarà poi possibile ricavarlo.

La classificazione dei rifiuti pericolosi per il trasporto ADR deve essere effettuata dallo speditore, ma il caricatore e il trasportatore hanno l’obbligo di verificare, ciascuno secondo le proprie competenze, che la procedura sia stata eseguita correttamente e che tutta la filiera sia stata eseguita nel modo corretto.

Linee-guida-per-il-trasporto-dei-rifiuti