Se pensi che possano essere definite merci pericolose soltanto determinate tipologie di materiali, come le sostanze chimiche o quelle tossiche, stai commettendo un errore di valutazione. La “pericolosità” sta anche in prodotti più comuni che siamo abituati a maneggiare quotidianamente e che all’apparenza possono sembrare “innocui”. Qualche esempio? I profumi, i dispositivi contenenti batterie al litio (come gli smartphone e i notebook), i concimi e i fertilizzanti, o ancora l’acetone e molti deodoranti spray. Giusto per citarne qualcuno.
In poche parole si tratta di un grande calderone all’interno del quale vengono fatte confluire materie molto diverse e lontane tra loro. Ma tutte hanno un elemento in comune: possono provocare (direttamente o indirettamente) gravi danni alle persone, alle cose o all’ambiente durante il trasporto. Per questo motivo, il trasporto delle merci pericolose è un settore particolarmente complesso e delicato, oggetto di una rigorosa regolamentazione a livello internazionale volta a garantire elevati standard di sicurezza non solo durante la spedizione, ma anche in fase di carico e scarico dei materiali.
La movimentazione su strada di questi prodotti è disciplinata nel dettaglio dall’accordo ADR, acronimo che sta per “Accord europeen relatif au transport international des marchandises Dangereuses par Route”. Il trattato europeo, adottato a Ginevra nel 1957, è stato ratificato dall’Italia nel 1962 ed è soggetto a continui aggiornamenti: chiunque sia coinvolto a diversi gradi nel trasporto di merci pericolose sul territorio italiano o su quello degli stati contraenti è obbligato a rispettare la normativa. In caso di inosservanza, sono previste rigide sanzioni ADR applicate a livello nazionale da organi interni.
Ma cosa c’è scritto esattamente nel trattato? Questi sono i punti salienti:
Per i casi di inadempienza la normativa non individua un solo responsabile. Gli effetti della violazione (e di conseguenza le sanzioni) possono ricadere su una pluralità di soggetti: il committente, il proprietario del mezzo (se diverso dal primo) e il conducente. Insomma, nessuno è giustificato o esente da colpe.
Per quanto riguarda l’attività di controllo ADR, non esiste un’autorità centrale sovranazionale incaricata di effettuare accertamenti sul rispetto degli obblighi. Ogni stato si gestisce in autonomia: in Italia è la polizia stradale ad occuparsi dei controlli, che possono avvenire direttamente su strada.
La lista delle sanzioni ADR in cui si corre il rischio di incappare è definita in diversi articoli del Codice della Strada. Sono provvedimenti piuttosto severi che non hanno nulla a che fare con la responsabilità civile e penale nel caso di incidenti e danni a cose o persone. Le sanzioni ADR, a seconda dell’infrazione, variano da un minimo di Euro 85,00 a un massimo di Euro 3.394,00. Vediamo concretamente di cosa si tratta e quando trovano applicazione.