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Come avviene l'etichettatura dei colli contenenti rifiuti pericolosi

Data pubblicazione 13/02/2018
no html: Le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura dei rifiuti pericolosi devono essere rispettate in ogni situazione, con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza, partendo dalla fase di stoccaggio, trasporto ed infine allo smaltimento. Affinché la normativa vigente venga applicata correttamente, per prima cosa ogni rifiuto deve essere facilmente riconoscibile, il che avviene contrassegnandolo con uno specifico codice C.E.R (acronimo di Codice Europeo Rifiuti), che ne determina la tipologia e nel caso di rifiuto pericoloso, con una etichetta CLP e con la specifica etichetta “R” a fondo gialla. Scopri le linee guida per il trasporto dei rifiuti, scarica gratuitamente il nostro schema tecnico! I rifiuti assimilabili alle merci pericolose, inoltre, devono rispettare le disposizioni in materia di etichettatura e marcatura previste per il trasporto su strada in base all’ADR, ossia l’accordo europeo per il trasporto su strada delle merci pericolose, al quale comunque hanno aderito anche Paesi extraeuropei. In questo caso devono essere applicate su ogni collo le seguenti etichette: etichetta CLP codice C.E.R R di Rifiuto (nel caso il codice C.E.R sia seguito dal simbolo *) numero ONU preceduto dalle lettere “UN” etichette di pericolo, della misura di 100 x 100 mm Come applicare correttamente le disposizioni vigenti Con il regolamento 1357/2014 sono state introdotte dei precisi parametri per determinare le caratteristiche di pericolo di ciascun rifiuto prodotto. Un altro passaggio sarà poi quello di verificare se il rifiuto è ritenuto pericoloso ai fini del trasporto e quindi soggetto alla normativa ADR. Trattandosi di sostanze potenzialmente nocive pericolose, è opportuno mettere in atto tutte le misure cautelative del caso. A cominciare dalla formazione del personale incaricato alla gestione dei rifiuti. Come per tutte le attività, anche chi si occupa di rifiuti deve possedere una conoscenza tecnica tale da permettergli di determinare con esattezza le caratteristiche di pericolo di ciascun rifiuto e, di conseguenza, effettuare la corretta classificazione. Pertanto, è sconsigliabile attribuire determinate proprietà di pericolo a un rifiuto senza conoscerne appieno il significato. In caso contrario, infatti, è possibile generare dei dubbi che sarebbe meglio evitare. Assegnando una classificazione casuale può capitare che alcuni rifiuti non pericolosi viaggino con l’etichetta “R”, segno che tanto lo speditore quanto il trasportatore non hanno attribuito la classificazione corretta. Ora, dal momento che l’etichettatura ha senso solo nella misura in cui contribuisce ad identificare un certo tipo di rifiuti, potenzialmente pericolosi, è bene che vengano apposte sui colli le specifiche etichette, onde evitare incomprensioni tra il personale che si occupa sia della produzione e della spedizione sia del trasporto dei rifiuti. Trasportare i rifiuti in sicurezza Per quanto riguarda la questione dell’etichettatura dei rifiuti pericolosi, i veicoli deputati a questo compito devono essere dotati di un’apposita targa in metallo o di un’etichetta adesiva di dimensioni 400 x 400 mm a fondo giallo e recante la lettera “R” di colore nero. Tale segnaletica deve essere apposta sulla parte posteriore destra del veicolo, in modo da essere ben visibile. È possibile trovare questo tipo di targhe anche in versione pieghevole per un utilizzo all’occorrenza. Nel caso in cui il rifiuto fosse assimilabile ADR, sul mezzo dovrà essere presente anche la relativa segnalazione per le merci pericolose secondo l’ADR. Per esempio nel caso di trasporto in colli il mezzo dovrà essere provvisto anche del pannello arancio 400x300 anteriormente e posteriormente. Allo stesso modo se il rifiuto fosse assimilabile ADR ma non pericoloso secondo la normativa dei rifiuti, bisognerà segnalare il mezzo secondo le specifiche ADR tralasciando invece l’etichetta “R” 400x400 mm. Imballaggi a prova di pericolo Come per i veicoli, anche i colli contenenti rifiuti pericolosi devono essere correttamente contrassegnati, al fine di garantire la massima sicurezza nel trasporto. Anche sugli imballaggi, dunque, occorre apporre l’etichetta a fondo giallo con la “R” nera 150x150 mm. Oltre all’etichetta “R” è necessario apporre anche il codice CER e l’etichetta CLP. Nel caso di rifiuti pericolosi secondo l’ADR bisognerà applicare anche le etichette di pericolo ed il numero ONU, salvo casi particolari.. Cosa importante: le etichette sono progettate per essere resistenti agli agenti atmosferici e la loro collocazione sui colli dev’essere tale da poter permettere un’immediata identificazione. Fare ordine tra le regole L’accordo ADR, stipulato con l’obiettivo di standardizzare le procedure di trasporto delle merci pericolose, classifica le diversi merci in base al loro grado di pericolosità relativamente al trasporto. Tuttavia, può accadere che un rifiuto considerato pericoloso in base alla normativa ambientale, ossia al decreto legislativo 152/2006, che disciplina la classificazione dei rifiuti, non venga considerato pericoloso ai fini del trasporto ovvero secondo ADR. Per fare ordine tra le diverse disposizioni è dunque essenziale gestire in modo ordinato e corretto tutto il ciclo di vita di un rifiuto, dalla sua produzione allo stoccaggio, fino allo smaltimento: solo con una conoscenza adeguata della normativa vigente, infatti, si possono davvero evitare i rischi che, potenzialmente, comportano i rifiuti.